Dalle maschere ai dolci: le tradizioni umbre per il Carnevale.

Il territorio umbro non è conosciuto solo per la qualità dei prodotti della madre terra, ma anche per le tradizioni che conserva intatte, rimanendo ancora oggi una delle regioni italiane in cui sono maggiormente sentite e tramandate di generazione in generazione. Il Carnevale è una di queste.

Un po’ di storia

La leggenda narra che il Carnevale di Sant’Eraclio, a Terni, risalga addirittura al XVI secolo e che fosse già una festa del popolo, con carri ornati di frasche e fiori, danze e canti per tutta la notte. Vietata dalle autorità religiose locali, poiché ritenuta un’usanza peccaminosa, la festa del Carnevale era così sentita dagli abitanti che, nel 1742, decisero di contravvenire alle regole, festeggiando comunque per le strade. Da allora le autorità ecclesiastiche non poterono più opporsi e sul luogo accorsero partecipanti dall’intera regione, dando i natali alla festa di Carnevale più antica dell’Umbria.

Le sfilate di carri allegorici

Ad oggi, la regione usa festeggiare il Carnevale con sfilate di carri allegorici realizzati sia da associazioni locali sia da semplici cittadini. Dal Carnevale dei ragazzi di Gubbio al Carnevalandia di Todi, fino alle Giornate del Bartoccio di Perugia, ogni centro abitato ha le sue usanze per quella che è considerata la festa più divertente dell’anno.

Le Maschere

Maschera tipica della regione umbra è il Bartoccio. Risalente al 1650, si ispira a uno dei primi coloni della zona: un simpatico signore con gilet rosso e giacca verde, conosciuto da tutti per la capacità di raccontare con intelligenza e ironia i suoi problemi, ma anche quelli della società in cui viveva. Una figura che nel tempo ha assunto la paternità della satira italiana, insieme a quella, più nota, di Rugantino. 

I dolci tipici

Ogni regione italiana ha le sue specialità per il Carnevale, e l’Umbria non è da meno. In particolare, due sono i dolci di cui rivendica la paternità, nonostante siano ormai diffusi in tutto il territorio nazionale. Le castagnole, i dolcetti di farina profumati all’arancia e al Mistrà (un liquore all’anice tipico), fritti e ricoperti di zucchero, e la cicerchiata, una ciambella di palline di pasta fritta profumata al Mistrà, ricoperta di miele e confettini colorati, che deve il suo nome alle cicerchie: in dialetto umbro, legumi della famiglia dei ceci, la cui forma è simile alle palline che compongono questo dolce. 

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